Siamo entrati nell’era dell’indifferenza globale e della passiva accettazione della legge del più forte? No, non è vero.
Il timore è comprensibile per quanto succede a Gaza e in Ucraina e per come se ne occupano i principali protagonisti, ma penso sia sbagliato giungere alla sconfortante conclusione che il destino dell’umanità sia ineluttabilmente distopico.
Credo si debba parlare di grandi difficoltà da affrontare con lo spirito giusto, a cominciare dalla consapevolezza che il comportamento del presidente degli Stati Uniti non favorisca la soluzione dei problemi ma li complichi.
Lo abbiamo visto con l’interminabile e caotica controversia dei dazi che intanto fanno salire i prezzi. Lo constatiamo tragicamente con la guerra che doveva finire poche ore dopo la sua rielezione, invece assistiamo a una tragica escalation sia in Palestina che in Ucraina.
La storia parla chiaro: o si resiste, o si soccombe. A chi e a cosa resistere, oggi, è sotto gli occhi di tutti. Quanto meno dal punto di vista dei riferimenti morali, civili e culturali, quindi politici e istituzionali, che fanno capo alla nostra Costituzione. Ai trattati europei e internazionali, concepiti per la pace e la cooperazione.
Trump e Putin sono “uniti dal disprezzo per l’Europa”, come con encomiabile chiarezza sostiene il nostro ex Presidente del consiglio, Mario Monti. Netanyahu è considerato un eroe di guerra da chi, invece di fermarlo, lo invitata a “finire il lavoro”.
Diciottomila bambini massacrati meritano pure una medaglia a chi è accusato di crimini contro l’umanità.
Comunque lo si definisca poco cambia per le persone e le famiglie che subiscono quotidianamente le tragiche conseguenze.
Sumud significa resistenza, resilienza, fermezza e perseveranza. Le virtù che oggi servono a chi ha ruoli di responsabilità per fronteggiare la crisi esplosiva nella quale siamo immersi.
Virtù che accompagnano la missione di Global Sumud Flotilla diretta verso Gaza con la ferma volontà di forzare il blocco navale che da diciotto anni imprigiona la Palestina anche dal mare.
Non è vero che il mondo assiste passivamente. In ogni dove ci sono manifestazioni e prese di posizione, anche violentemente e arbitrariamente represse. L’antisemitismo non c’entra e quando c’è va risolutamente condannato, come ogni forma di razzismo indegno della nostra civiltà.
Anche i segretari generali di CGIL CISL UIL, Landini, Fumarola e Bombardieri, hanno chiesto per iscritto a Giorgia Meloni di “fare ogni sforzo politico e diplomatico affinché si raggiunga il cessate il fuoco e sia garantita l’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese di Gaza ristabilendo l’agibilità delle agenzie preposte del sistema Onu e delle Ong umanitarie”. Le parole pesano, sono fatti.
La speranza vive se la facciamo vivere. Anche attraverso il sostegno attivo a quanti si espongono e rischiano in prima persona. Come gli attivisti che in passato hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere via mare la Striscia per mano della Marina militare israeliana che nel 2010 speronò la Mavi Marmara uccidendo 10 volontari e ferendone altre decine.
Quindi un abbraccio grandissimo, colmo di gratitudine e condivisione, agli uomini e alle donne degli equipaggi delle decine di barche della Global Sumud Flotilla che salpando da Barcellona e Genova, Grecia, Tunisia e Sicilia, si propongono di raggiungere la Striscia per consegnare aiuti umanitari e tenere acceso il sogno dei “due popoli, due Stati”.
Una missione “disarmata e disarmante”, per usare un’espressione cara a Leone XIV°, perfettamente legale, come ha precisato lo storico Alessandro Barbero che la sostiene. Simile, nella sostanza, alla resistenza passiva dei patriarchi Pizzaballa e Teofilo che si rifiutano di eseguire l’ordine di andarsene e dicono che “Lasciare Gaza e cercare di fuggire verso sud sarebbe una condanna a morte. Non può esserci futuro basato sulla prigionia, sullo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta”.
Non è una sfida, ma una missione civile e umanitaria non violenta carica di moralità autentica che impone a tutte le persone di buona volontà di non girarsi dall’altra parte. Anche perché, comunque vadano le cose, ci saranno inevitabilmente riflessi economici e sociali, politici e culturali, in tutti i Paesi che, in un modo o nell’altro, sono interconnessi e interdipendenti.
Passando sull’altro versante bellico, la nostra Presidente del Consiglio dice di stare dalla parte dell’Ucraina e noi vogliamo e dobbiamo crederci.
Ma nel contempo è politicamente “vicina” a Trump che dell’Ucraina e del suo Presidente Zelensky se ne frega altamente e accoglie con il tappeto rosso il suo aggressore/invasore. C’è più di qualcosa che non va. L’Italia e l’Europa non si possono permettere di troncare i rapporti con l’amministrazione americana, ma di prendere le distanze a difesa dei propri interessi e della propria dignità, si.
Poi, si fa per dire, ci sono i problemi interni. L’estate volge al termine, chi ha potuto concedersi una vacanza e chi no, tutti ci ritroviamo con il carrello della spesa che continua a crescere di più del doppio (3,5%) dell’inflazione certificata dall’Istat dell’1,6% a fine agosto. Idem per quanto riguarda il rincaro dei libri e del materiale scolastico per i figli, zaini compresi. Non c’è bonus che tenga. Vanno aumentati stabilmente gli stipendi reali. Per via diretta e fiscale.
Cresce il malessere verso quanti raccontano un Paese che non esiste. Adesso vogliono mettere le mani perfino sul Tfr per combinare pasticci previdenziali e continuare a drogare i dati sull’occupazione. Dov’è il Ministro del Lavoro? Abbiamo un Ministro del Lavoro o una rappresentante delle imprese e dei consulenti che fa da scudo alla pirateria contrattuale?
C’è stanchezza democratica, come dice Don Luigi Ciotti. Impossibile non essere preoccupati, ma tutto possiamo permetterci tranne che il pessimismo. Seminare speranza è ciò che possiamo e dobbiamo fare, a colpo sicuro, sapendo che è la cosa giusta. Il mondo e la società sarebbero comunque peggiori senza l’impegno dei giusti. Non è poca cosa. Noi non sappiamo se i marinai della resistenza e della speranza di Global Sumud Flotilla torneranno vivi come ardentemente speriamo e se riusciranno a consegnare il cibo di cui sono ricolme le barche che fanno parte della missione.
Però sappiamo con certezza che questa missione è cibo per l’anima buona del mondo. Che il Dio della pace li accompagni in mare e protegga in terra.
G.G.

Giovanni Gazzo
Author: Giovanni Gazzo

Giovanni Gazzo

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